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LA MARATONA COME METAFORA DELLA VITA

16 maggio 2018


“La maratona è una sorta di credo permanente: basta aver corso volta soltanto per sentirsi maratoneti a vita. Un po’ come per la psicanalisi. Sì, la considero una forma di arte marziale, una disciplina interiore. Lo è intrinsecamente. Per gli allenamenti che richiede, per il modo in cui ti porta a percepire l’ambiente, per lo sforzo che esige dal tuo corpo. Il maratoneta è un samurai con le scarpette al posto della spada: è estremamente severo verso se stesso, non si perdona mai, è costantemente in lotta contro i propri limiti… Sbaglia chi pensa alla maratona come a una scelta sportiva, è una disciplina massimamente estetica. È proprio una visione del mondo: non sono solo quei quarantadue chilometri da correre nel minor tempo possibile, è l’idea di resistere, di andare oltre…”(Mauro Covacich)  Lo sport, un mondo meraviglioso che tutti dovrebbero provare almeno una volta nella vita poiché allena fisico, cuore e mente. Fortifica il carattere, insegna ad affrontare al meglio i momenti di difficoltà e di crisi. Ti fa star bene, sviluppa autoconsapevolezza, autoefficacia e resilienza. Crea rete tra persone anche di culture diverse, aumenta il senso di rispetto e di umiltà, nella sofferenza ci si avvicina.Lo sport ti insegna a conoscere i tuoi limiti ed a superarli, a perseguire i tuoi obiettivi, a lottare per essi, ti rende felice quando al termine di una lunga preparazione fatta di alti e bassi, riesci a conseguire l’obiettivo prefissato.  Ti plasma, quando l’obiettivo non viene raggiunto e con la massima umiltà tu chiudi un capitolo per aprirne immediatamente un altro, con una nuova consapevolezza ed una nuova forza. “Se vuoi correre un miglio, corri un miglio. Se vuoi vivere un’altra vita, corri una maratona” (Emil Zatopek). Di maratone fin ora ne ho corse due, New York e Berlino.Due esperienze con emozioni completamente differenti sulla medesima distanza di 42195m. New York entusiasmante, nel pieno delle forze e dell’entusiasmo, sorretta da una motivazione mentale e da un benessere fisico ai massimi livelli. Berlino, 10 mesi più tardi, in totale sofferenza fisica e mentale, con dolori indicibili ai muscoli che comparsi al 38 km mi hanno procurato uno stop per infortunio di quattro mesi. Preparare una maratona non è un gioco da ragazzi. La maratona richiede un impegno costante ed intenso, sia mentale che fisico. Durante la preparazione per la maratona di Berlino, preparata in piena estate, mi alzavo alle 4 del mattino della domenica per allenarmi sul lunghissimo di 30-35 km. Capitava spesso di veder rientrare i ragazzi dalle serate in discoteca. Io invece, correvo. Uscire con il buio, quando il mondo dorme e si riposa. E tu sei li, con il tuo credo permanente, con il tuo obiettivo, a sudare per conseguirlo. E non ti importa dei dolori, della sofferenza, della stanchezza. Sei tu e il tuo obiettivo.All’inizio della preparazione, venendo comunque dal mondo della mezza maratona, la domanda che spesso mi ponevo era:  “Ma se riesco a fatica a fare una mezza maratona, come farò a fare gli altri 21 Km?”. Questa domanda, del senno di poi, mi ha fatto riflettere: in effetti, chi approccia la maratona per la prima volta inizia ad avere dubbi e perplessità sulla resistenza del proprio fisico. Un buon maratoneta deve maturare sotto due aspetti, quello fisico e quello mentale gestionale. Gestire il ritmo, dosare le energie fisiche e mentali, rimanere rilassati e non farsi prendere dalla tensione nervosa e dalla paura sono tutte doti di un podista maturo che ha imparato a correre non solo con le gambe ma anche con la testa e con il cuore. La corsa quindi come metafora individuale o di squadra? Entrambi. Si corre da soli, con se stessi con le proprie forze e i propri limiti, ma si corre anche insieme ad altri.Come quando si lavora: ci sono momenti in cui è importante essere da soli, raccogliere le forze per andare avanti e stringere i denti, come ci sono momenti in cui la condivisione dell’entusiasmo o delle preoccupazioni facilitano il fare squadra, e stimolano l’auto aiuto.Il correre, con le sue fatiche e le sue incertezze si può applicare a tutte le situazioni particolari della vita quindi, ma anche  ai nostri progetti.Quando partiamo per una nuova iniziativa siamo pieni di idee, entusiasmo ed energia, ma ci manca la capacità decisionale; poi alla lunga sicuramente accumuliamo esperienza, impariamo come si fa, che si traduce sicuramente in capacità decisionale. Durante il percorso dobbiamo anche far fronte a momenti di stanchezza quando le risorse vengono meno: chi non si è mai trovato in situazioni in cui si fatica a trovare forze, soprattutto mentali, per chiudere i progetti?Anche in azienda spesso ci sono difficoltà a chiudere i progetti e le difficoltà non sono solo di budget. Certamente se facciamo errori decisionali nelle fasi iniziali (stime errate, sottovalutazione dei rischi, scarso controllo sull’efficienza) potremmo trovarci con un budget troppo scarso verso le fasi finali. Ma queste situazioni si possono risolvere. La vera criticità è quando vengono a mancare le risorse mentali, perché a quel punto cala l’intensità di azione e la capacità decisionale. In chiusura di progetto le risorse mentali sono fondamentali.Riuscire a correre una maratona, a raggiungere il traguardo, a conquistare la medaglia tanto desiderata, rende l’idea meglio di qualsiasi altra cosa, di come vada affrontata la vita. Irongabry

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La mia maratona di Berlino

27 settembre 2017


Eccomi qua. Maratona di Berlino: FATTA.Non sono riuscita nell'intento di restare sotto le 4 ore per dodici minuti, ma è stata ugualmente una figata pazzesca!!!MA ANDIAMO CON ORDINE.Giorno 24 settembre 2017 si è corsa la 44esima edizione della Bmw Berlin Marathon, facente parte, insieme a New York, Londra, Chicago, Tokyo e Boston delle famose Major six, ovvero il circuito delle maratone più importanti al mondo. Organizzazione perfetta, il circuito di 42195m si snoda attraverso la città di Berlino toccando tutti i siti di maggiore interesse turistico e culturale. Partenza ed arrivo nei pressi della Porta di Brandeburgo, in una cornice scenografica veramente spettacolare. Che poi dovete sapere che Berlino è una città molto particolare: come qualcuno ricorderà, fino al 1989 la città è stata infatti divisa tra Berlino Est e Berlino Ovest tramite il famoso Muro di Berlino. Ora, le differenze culturali e stili di vita fra le due parti, anche se ormai la Germania è riunificata, appaiono ancora evidenti. Come se la città avesse due anime, una comunista ed una capitalista.Per farvi un esempio, che per altro mi ha incuriosito molto, una differenza riguarda i semafori. Curiosando per le strade di Berlino salta subito all'occhio l' "Ampelmann" , l'omino del semaforo tedesco. Disegnato nel 1968 dallo psicologo tedesco  Karl Peglau con lo scopo di diminuire gli incidenti pedonali su commissione dei funzionari dell'ex DDR venne impiegato in tutta Berlino Est. Tuttavia, con la caduta del muro di Berlino, pian piano si decise di soppiantare questi semafori con quelli più tradizionali uniformandosi cosi al resto d'Europa. Sennonché con il passare degli anni la nostalgia per l'omino del semaforo si fece sempre più forte finché con un referendum popolare nel 1997 i Berlinesi scelsero di ripristinare i vecchi semafori che tutt'ora è facile vedere attraversando le strisce pedonali, soprattutto nella parte ex Berlino Est. ( tratta dal web)Altre differenze riguardano l''architettura degli edifici, ma non solo: anche a livello di stili di vita tra est ed ovest le differenze sono tutt'oggi visibili anche se attutite nel tempo. Berlino è una città particolare, sicuramente ricca di storia e viva dal punto di vista artistico-culturale, nelle sue numerose peculiarità. Da visitare. La mattina del 24 settembre la mia sveglia è suonata alle 5. Fuori era ancora buio, freddo e piovoso. Giornata perfetta per correre! ah c'era pure la nebbia. Dal punto di vista fisiologico non sto messa bene, sono in quel periodo li. Pazienza. Non ci penso e mi preparo per uscire. Il nostro albergo si trovava a circa 700m dalla porta di Brandeburgo luogo della partenza / arrivo quindi la prendiamo con calma.Una ricca colazione, delle foto con gli amici che abbiamo conosciuto sul posto e poi via verso il luogo di ritrovo. La nostra partenza è fissata alle 9.35. Arriviamo verso le 8.30. Siamo in tantissimi: maratoneti provenienti da tutto il mondo. E per fortuna ha smesso di piovere. Aspettiamo. Alle 9.35 puntuali la partenza! I top runners sono già partiti da circa venti minuti ( si parte ad ondate in base al tempo dichiarato). Porta di Brandeburgo alle spalle, attraversiamo la strada che taglia il Tiergarten e proseguiamo in direzione Colonna della Vittoria e via nel cuore della città! Postdamer platz, Castello di Charlottenburg, Alexanderplatz per citare alcuni siti attraversati durante la maratona.Il percorso è pressoché pianeggiante. Procediamo spediti a passo costante. Inizia a piovere e pioverà durante tutta la gara per fortuna in modo non particolarmente forte. Ogni tanto qualche rallentamento a causa di veri e propri muri di podisti meno veloci di noi che non era sempre possibile superare magari perché la strada non era particolarmente ampia o perché in curva ( MOLTE curve e MOLTE strade non particolarmente ampie in verità).  Ho notato meno tifo nelle strade rispetto a New York, ma forse anche a causa del tempo non proprio clemente.Passiamo la mezza maratona con i tempi che ci siamo prefissati ed in effetti le gambe stavano bene... e sono rimaste in ottima forma fino al 37esimo km. quando ad un certo punto, sono diventate progressivamente pesanti, sempre più pesanti. E lì è iniziata la vera sfida.Adesso toccava alla mente, alla forza di volontà portarmi al traguardo.Guardo l'orologio, non riuscirò a chiudere sotto le quattro ore probabilmente per una manciata di minuti, penso.Ma non demordo, non mi arrendo. Mi fermerò al traguardo con la medaglia al collo. Così, la mia mente comincia a lottare con le sensazioni che provengono dal mio corpo: gambe sempre più dure, soprattutto la destra. In prossimità del 40esimo il ginocchio mi stava abbandonando, ogni passo ho rischiato di arrivare a terra. Quindi mi sono concentrata sul passo, ripetendo a me stessa che dovevo conquistare quella medaglia. Ho focalizzato l'obiettivo, che in fondo era ormai li a portata di mano. Ed infatti in prossimità del 41esimo km, ho finalmente visto davanti a me la Porta di Brandeburgo.Mancava veramente poco. Con la pioggia a bagnarmi il viso, e qualche lacrima per il dolore muscolare, ho ritrovato nuova forza per affrontare quell'ultimo km e 195m. Ho attraversato la porta di Brandeburgo ed ho visto finalmente il traguardo a duecento metri. Ho corso con lo sguardo proteso in avanti ritrovando il sorriso e sono arrivata fin alla fine. E soltanto a quel punto mi sono fermata.Ho conquistato Berlino. E ricevuto la tanto sudata medaglia. Alla termine della gara il cardiofrequenzimentro segnava 43km 600m in 4.12.30. E sapete perché? Ogni maratona reca a terra lungo il percorso di gara una striscia blu che segna la distanza esatta da percorrere ( tagliando in modo corretto le varie curve). Tuttavia, per quanto uno ci provi, non è sempre possibile seguire in modo costante quella striscia a causa della gran moltitudine di persone che corre e che in alcuni punti deve essere necessariamente superata specie se molto lenta. quindi su una distanza complessiva di 42195m, può capitare di scostarsi dalla striscia blu e percorrere dei metri in più, che complessivamente a fine gara potrebbero essere anche più di un km. E così è successo anche stavolta.  I dolori mi hanno letteralmente mangiata per tutta la sera.Ma passata la fatica, resta la gloria.E resta soprattutto il ricordo di una esperienza di vita che sicuramente mi ha resa ancora più forte.Berlino archiviata. Adesso? vedremo...Irongabry

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Berlino arrivo!

19 settembre 2017


Dopo New York adesso è il turno della maratona di Berlino, altra maratona facente parte del circuito delle  major six che comprende oltre alle due citate anche Boston, Tokyo, Chicago, Londra.Prepararla non è stato per niente facile a causa delle temperature roventi che hanno caratterizzato questa estate siciliana 2017. Correre i lunghissimi di 35-36Km a 40 gradi non è stato proprio il massimo.Ma ce l'ho fatta, ed adesso sotto con l'obiettivo e il tanto desiderato periodo di scarico, ovvero quel periodo in cui si riducono progressivamente i carichi di lavoro per arrivare in forma il giorno della gara.La maratona di Berlino è articolata su circuito cittadino prevalentemente pianeggiante, molto veloce ( differenza di New York dove il percorso è molto tecnico e tutt'altro che in pianura). Si articola all'interno della capitale tedesca e tocca i principali punti di interesse della città. La partenza e l'arrivo alla Porta di Brandeburgo rende fin dall'inizio l'atmosfera magica e carica di adrenalina ed entusiasmo.( foto tratta dal web)Il clima è quello tipico di queste maratone su circuito internazionale: grande festa nelle strade, grandi folle di pubblico incitante per tutti i 42195 m.. Chi c'è già stato parla di un' organizzazione perfetta, impeccabile, curata nei minimi dettagli.Tutt'altro che austera, questa città si rivela in queste occasione come un turbinio di gente proveniente da ogni parte del mondo pronta a correre a sorridere a divertirsi. Il popolo dei runners è così: super colorato tanto nell'abbigliamento quanto nell'animo. I sorrisi non mancano ( e neanche il carico di carboidrati). Quest'anno poi, si tenterà nuovamente di correre i 42.195m sotto le due ore realizzando così il record di tutti i tempi sulla maratona. Ce la faranno i tre favoriti Wilson Kipsang, Kenenisa Bekele e Eliud Kipchoge?Sicuramente Berlino ha il circuito ideale per tentare di infrangere il muro delle due ore. Io vorrei farcela in meno di 4, l'obiettivo è questo. La settimana prima della gara, quella in cui mi trovo ora, è poi veramente particolare: bisogna recuperare dalla stanchezza muscolare dovuta a tantissimi km percorsi, con gambe ormai allo stremo delle forze, e soprattutto ritrovare la freschezza mentale necessaria per affrontare bene la gara. Mille pensieri, ma un solo obiettivo: concludere quei 42195m attraverso la città di Berlino e portare a casa la medaglia  (sito Ufficiale http://https://www.bmw-berlin-marathon.com).Come andrà a finire? Staremo a vedere. Incrociamo le dita: vi racconterò.Intanto recupero.Irongabry"La maratona è una sorta di credo permanente: basta aver corso volta soltanto per sentirsi maratoneti a vita. Un po’ come per la psicanalisi. Sì, la considero una forma di arte marziale, una disciplina interiore. Lo è intrinsecamente. Per gli allenamenti che richiede, per il modo in cui ti porta a percepire l’ambiente, per lo sforzo che esige dal tuo corpo. Il maratoneta è un samurai con le scarpette al posto della spada: è estremamente severo verso se stesso, non si perdona mai, è costantemente in lotta contro i propri limiti… Sbaglia chi pensa alla maratona come a una scelta sportiva, è una disciplina massimamente estetica. È proprio una visione del mondo: non sono solo quei quarantadue chilometri da correre nel minor tempo possibile, è l’idea di resistere, di andare oltre…"(Mauro Covacich)

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Major six marathon: il mio sogno da maratoneta.

07 agosto 2017


Avete mai sentito parlare delle major six Marathon? Sono le sei maratone più importanti del mondo, con specifici standard qualitativi ed organizzativi: sto parlando della maratona di New York, di Chicago, Berlino, Boston, Tokyo e Londra. Per info http://www.worldmarathonmajors.com.Riuscire a partecipare alle sei maratone nel corso degli anni da diritto ad una prestigiosa medaglia, un diploma e l'inserimento del proprio nome nell'albo di chi è riuscito ad ultimare questa grande impresa.Non vi nascondo che questo è il mio più grande obiettivo.Le difficoltà sono numerose, dagli allenamenti al discorso che prendere parte a queste gare richiede notevole impegno economico....quindi i sacrifici ci sono, sotto ogni punto di vista.Ma vuoi mettere l'emozione?New York l'abbiamo archiviata. ne parlo spesso, è stata un'esperienza che ha permesso di "laurearmi" nel mondo dell'atletica: percorso molto tecnico, non pianeggiante, non particolarmente veloce. ma il calore del pubblico, il passaggio nei five boroughs, l'atmosfera che si respira è così bella che New York la rifarei centinaia di volte ( la rifarò...).La prossima sara Berlino il 24 settembre 2017: percorso pianeggiante e velocissimo, consentirà di realizzare il personal best? lo scopriremo...intanto mi alleno. Purtroppo questa estate si sta rivelando essere particolarmente calda e ciò rende difficoltoso qualsivoglia allenamento. Domenica scorsa per fare il lunghissimo di 35km sono uscita di casa alle 4 del mattino per trovare un pochino di fresco ed evitare di trasformarmi in una torcia umana. Allenamento portato a casa anche se con tempi molto alti, 35 gradi all'ombra si fanno sentire. I sacrifici ci sono, sicuramente la corsa mi ha ben insegnato cosa vuol dire essere tenace, determinata e resiliente. Nel preparare una maratona, dei lunghissimi non si può fare a meno. Quindi portiamo pazienza, maciniamo km prima o poi arriverà un pò di fresco.New York, Berlino....Londra!!!Chi ha fatto Londra, la descrive come una gara bellissima , con un pubblico molto coinvolgente, paragonabile a New York. i Londinesi sono molto rispettosi dei runners, al punto che nel post gara, alla vista di un maratoneta con la medaglia al collo, cedono volentieri il loro posto sulla metro oppure offrono al bar...che se ne dica della freddezza tipica degli inglesi, in queste occasioni sono fantastici!Tokyo? beh, potrebbe essere l'obiettivo a medio termine...2018???E' la gara più distante, meglio farla il prima possibile ed archiviarla. Molti sostengono che il percorso sia super veloce grazie ad una particolare mescola delle strade giapponesi...Non so se sia vero, sicuramente correre a Tokyo sarà come correre nel futuro!Chicago è una bella gara prevalentemente pianeggiante. pubblico calorosissimo, si corre con a fianco il lago Michigan in un percorso che attraversa i più begli scorci della città americana.Infine Boston, la più antica maratona, la più ambita, la più difficile da correre per numero di iscrizioni ogni anno.Boston è una città molto tranquilla e più simil europea, totalmente opposta alla frenesia ed il caos di New York. molto verde, il percorso si articola per le vie cittadine, e si respira cultura, tradizione. per un giorno la città diventa multicolore, i colori dei runners. ma pur sempre ordinata.Che dire....intanto pensiamo a Berlino. il resto step by step.Irongabry

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la super maratona dell'Etna: da 0 a 3000 m. s.l.m.

21 giugno 2017


Lo scorso 10 giugno 2017 si è svolta la 11esima edizione della "super maratona dell'Etna", gara internazionale molto avvincente con partenza dalla spiaggia di Marina di Cottone- Fiumefreddo di Sicilia (ME) ed arrivo a 3000 m sull'Etna in prossimità dell'osservatorio vulcanologico. Una gara molto tecnica lunga ben 43 km totalmente in salita, anche con forti pendenze del 20-24%. Un panorama fantastico e variabile man mano che si procede in quota. La partenza proprio dalla spiaggia e la vista del vulcano Etna in lontananza è sotto certi aspetti inquietante. L'Etna sembra cosi lontana...e di fatti lo è, ben 43 km in salita più in là.E' proprio strano sentire la sabbia del mare ed il rumore delle onde e avere la consapevolezza che il traguardo si trova invece in prossimità dei 3000m con un paesaggio lunare fatto di lava e pochissima vegetazione e banchi di neve.Il primo tratto è prevalentemente articolato nei centri abitati: si va da Fiumefreddo a Linguaglossa. Le prime salite non mancano sin da subito e, complice un sole rovente, la fatica si fa ben sentire fin dai primi km. D'altro canto, le zone di ombra sono veramente poche....ma sarà così per tutta la gara.I ristori sono praticamente ogni due 2km, non si patisce per niente la sete o la fame.Giunti a Linguaglossa, per gli staffettisti arriva il cambio, chi fa la gara individuale procede oltre. Sono passati 14 km dal via e già il paesaggio comincia a cambiare.Linguaglossa-Piano provenzana: 18km e dislivello di 1000m si arriva a quota 2000m. ANDIAMO!La strada da cittadina diventa montana e man mano le salite si fanno sempre più ardue. la forza mentale richiesta è notevole. non c'è molta ombra, si soffre parecchio, qualcuno si ferma. Bisogna dosare bene le forze, non è una gara semplice da gestire. Non lo è per niente. L'Etna è sempre li, maestosa ma ancora lontana.Siamo in tanti, procediamo chi camminando, chi correndo. Le forti pendenze e il clima rovente non permettono di cimentarsi in performances di velocità dell'altro mondo. Si procede, con determinazione e grinta.A due km dal cambio a piano provenzana, ecco cambiare di nuovo il paesaggio: pendenze sempre più insostenibili, e panorama  lunare fatto di lava che si apre innanzi ai miei occhi. L'Etna è un vulcano attivo, e infatti guardando in alto, vedo il cratere che sbuffa. Ah sua maestà l'Etna!!Da piano provenzana inizia l'ultimo tratto di circa 10km. Altro cambio per la staffetta. Il percorso cambia ancora: se fino a quel momento il tutto si era svolto su asfalto, adesso diventa sterrato, diventa corsa sul vulcano, sulla roccia lavica. Le pendenze sono improponibili, cosi come improponibile è l'altimetria: 1000m di dislivello in dieci km da 2000m a 3000m. l'ossigeno manca e la fatica si fa sentire. E'  impossibile correre, si procede camminando.Il traguardo si scorge al 43 km con arrivo in un paesaggio desertico dove date le temperature decisamente inferiori rispetto alla partenza sul livello del mare, Si scorge bene ancora qualche banco di neve. Il vento è decisamente freddo. L' esperienza di questa gara è particolare, ha del mistico: sembra quasi di avvicinarsi alle porte del cielo. La vista dal Vulcano è meravigliosa e si riesce a scorgere il mare, proprio quel mare dal quale qualche ora prima si è partiti volgendo lo sguardo a sua maestà l'Etna.Diventerà il mio appuntamento fisso, ne vale la pena.per info: http://www.verticaletna.itIrongabry

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Correre in salita: serve serve...eccome se serve!

19 maggio 2017


Oh le gioie ed i dolori ( soprattutto) della corsa in salita! In realtà...è un mezzo di allenamento che prediligo nella preparazione delle gare, soprattutto di resistenza. Ultimamente quindi, mi sto concentrando su questa tipologia di allenamento, che spesso combino con il lungo domenicale ( viene fuori un bell'allenamento tosto), anche in vista dei futuri impegni di corsa fra maratone e gare di resistenza in montagna. Le sensazioni sono buone, nel post allenamento dolori muscolari e gambe che sembrano dei macigni, ma via via che recupero, sento una potenza maggiore che mi consente di spingere di più anche in pianura.. Qualche giorno di recupero ci vuole. E poi...volete mettere i panorami mozzafiato e l'aria pura che si respira. Tutta un'altra storia.Così, da tre domeniche a questa parte, mi sto allenando soprattutto con lunghi e lunghissimi sulle montagne cercando di raggiungere anche buon quote.  Archiviata la stupenda Scalata di Ndinnammare, il prossimo obiettivo è la super maratona dell'Etna del 10.06,2017. Un percorso incredibile di 43 km e oltre  che parte dal livello del mare ( quota zero) per arrivare quasi fin su la sommità dell'Etna ( quota tremila). Inutile dire che sarà solo ed esclusivamente salita salita salita.... se volete dare un'occhiata http://www.verticaletna.itNon vedo l'ora. Sarà una bella sfida! Vi racconterò la mia esperienza. Quando si decide di affrontare un allenamento o una gara di questo tipo, il consiglio principale è quello di dosare BENE le energie: lo sforzo deve essere ben distribuito, evitando quindi le partenze a razzo, in quanto la fatica si farebbe sentire immediatamente, facendoci desistere poco dopo. Correre in salita, infatti, è più complicato: bisogna sollevare il corpo ed allo stesso tempo spingerlo in avanti. L'impegno richiesto ai nostri muscoli è quindi decisamente maggiore rispetto ad una corsa in pianura, con la conseguenza che il dispendio energetico sarà indubbiamente notevole. Dobbiamo dosare le forse sin da subito!Anche la postura sarà modificata rispetto a quella assunta durante la corsa in piano: busto maggiormente inclinato in avanti, braccia che daranno molta più spinta, corsa prevalentemente di avampiede con passo accorciato e frequenza maggiore.Correre in salita permette un incremento della forza, e con il tempo, ci consente di ottenere progressi e risultati difficilmente conseguibili correndo solo ed esclusivamente in pianura.I dolori post allenamento non mancheranno, a causa di un differente modo di lavorare delle fasce muscolari. Ma come si dice, no pain no gain, è una volta passati i dolori, sarà tutta discesa. " le salite hanno strade strette e conducono lá dove la vita è beata è un po' incredula" ( G.F.)Irongabry

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11esima edizione della Scalata Ndinnammare: un viaggio in salita lungo 19,5km

15 maggio 2017


Giorno 14 maggio si è svolta la 11esima edizione della Scalata Ndinnammare Trofeo Sportado Memorial Michele Scarantino con pendenza media del 6% max del 21% organizzata dalla Podistica Messina. Bella gente e tanto divertimento, con ritrovo e partenza dalla pista di atletica ex GIL  campo di Santamaria di Messina ed arrivo al Santuario di Ndinnammare a 1100m.di altitudine. Un percorso in salita su strada asfaltata fra la vegetazione montana, ombra ed aria pura lungo 19,5km.La giornata si è rivelata buona dal punto di vista meteorologico: le aspettative erano di una giornata con forte scirocco, quindi tanto umidita e nebbia. Invece...un bel sole ha fatto capolino, con cielo terso ed aria pura. Meglio così. Non fa particolarmente caldo.Partenza alle ore 9 puntuale. Inizia la mia gara.I primi km vanno via tranquilli, anche se la salita inizia fin da subito. Le gambe sono ancora fresche, ma bisogna andarci cauti, dosare bene le forze e preservarle per quando le salite ora gestibili diverranno dei veri e propri muri.Questa scalata mi piace molto, aspettavo questo evento con trepidazione! È un buon test, in vista degli impegni futuri.Man mano che inizia la salita, mi giro intorno con lo sguardo, anche per cercare di gestire la mente ed osservo il paesaggio: piano piano le case lasciano il posto alla vegetazione, agli arbusti, ad un panorama via via meno cittadino e sempre più montano. Gli alberi con la loro ombra danno ristoro, ed un leggero venticello di maestrale accarezza ogni tanto il mio volto quasi a volermi dare conforto. E passano così i primi dieci km: le pendenze sono gestibili dosando bene le energie ed il fiato,  qualche strappo in salita più pesante, ma anche tratti in falso piano dove è possibile rifiatare e recuperare. Il vantaggio è la gradevolezza del percorso ed il fatto che grand parte del tracciato, eccezione fatta per i primi 4 km circa, è all'ombra degli alberi.Passato "Don Minicu" ( i cui panini resteranno nella storia) ha inizio il tratto più duro. A circa 8 km dal traguardo, infatti, lo scenario cambia e le salite diventano dei veri e propri muri con massimi del 21%.Caspita! Le gambe ed i muscoli mi bruciano parecchio, malgrado i numerosi allenamenti in salita di questi mesi. Corro con lo sguardo rivolto verso il basso cercando di non farmi condizionare mentalmente dalla vista della salita così ripida e vado avanti.Un po' tutti in questo tratto alterniamo cammino a corsa. Una bella sfida, per il corpo e per la mente! Forse non ho ancora smaltito bene i 27km di salita corsi la settimana scorsa. Do un'occhiata al cardiofrequenzimentro: le pulsazioni sono ok, vado avanti, la fatica non esiste mi ripeto."Mi sono allenata bene in questi mesi" mi incoraggio. Mi guardo intorno, cercando di distrarmi dalla fatica lasciandomi coccolare dalla natura che mi circonda con la consapevolezza che il traguardo è lì a portata di mano. Mancano poco meno di 3km. Stringo i denti e vado avanti. Trovo la forza, la fatica scompare. Un breve tratto di falso piano mi permette di rifiatare. Mancano solo 1500m.E finalmente:  Ecco il traguardo!N.b. Gli ultimi trenta metri sono in discesa, che dopo 19,5 km di salita spaccano letteralmente le gambe.2ore e 17 minuti. Migliorato il record dell'anno precedente di cinque minuti. Sono soddisfatta. Poteva andare meglio, lo so, vedremo l'anno prossimo.Il panorama che si vede dal Santuario è a dir poco spettacolare: lo stretto di Messina da un lato e le isole Eolie dall'altro. Pazzesco! Adesso mi aspetta un degno ristoro.  Tutto sommato, le gambe stanno bene, l'allenamento ha dato i suoi frutti." lo stadio è per gli spettatori. Noi runners abbiamo la natura, ed è molto meglio" J. Vaaitanen.Irongabry 

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