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LA MARATONA COME METAFORA DELLA VITA

16 maggio 2018


“La maratona è una sorta di credo permanente: basta aver corso volta soltanto per sentirsi maratoneti a vita. Un po’ come per la psicanalisi. Sì, la considero una forma di arte marziale, una disciplina interiore. Lo è intrinsecamente. Per gli allenamenti che richiede, per il modo in cui ti porta a percepire l’ambiente, per lo sforzo che esige dal tuo corpo. Il maratoneta è un samurai con le scarpette al posto della spada: è estremamente severo verso se stesso, non si perdona mai, è costantemente in lotta contro i propri limiti… Sbaglia chi pensa alla maratona come a una scelta sportiva, è una disciplina massimamente estetica. È proprio una visione del mondo: non sono solo quei quarantadue chilometri da correre nel minor tempo possibile, è l’idea di resistere, di andare oltre…”
(Mauro Covacich)

  

Lo sport, un mondo meraviglioso che tutti dovrebbero provare almeno una volta nella vita poiché allena fisico, cuore e mente. Fortifica il carattere, insegna ad affrontare al meglio i momenti di difficoltà e di crisi. Ti fa star bene, sviluppa autoconsapevolezza, autoefficacia e resilienza. Crea rete tra persone anche di culture diverse, aumenta il senso di rispetto e di umiltà, nella sofferenza ci si avvicina.

Lo sport ti insegna a conoscere i tuoi limiti ed a superarli, a perseguire i tuoi obiettivi, a lottare per essi, ti rende felice quando al termine di una lunga preparazione fatta di alti e bassi, riesci a conseguire l’obiettivo prefissato.  Ti plasma, quando l’obiettivo non viene raggiunto e con la massima umiltà tu chiudi un capitolo per aprirne immediatamente un altro, con una nuova consapevolezza ed una nuova forza.

 

“Se vuoi correre un miglio, corri un miglio. Se vuoi vivere un’altra vita, corri una maratona” (Emil Zatopek).

 

Di maratone fin ora ne ho corse due, New York e Berlino.

Due esperienze con emozioni completamente differenti sulla medesima distanza di 42195m. New York entusiasmante, nel pieno delle forze e dell’entusiasmo, sorretta da una motivazione mentale e da un benessere fisico ai massimi livelli. Berlino, 10 mesi più tardi, in totale sofferenza fisica e mentale, con dolori indicibili ai muscoli che comparsi al 38 km mi hanno procurato uno stop per infortunio di quattro mesi. 



Preparare una maratona non è un gioco da ragazzi. La maratona richiede un impegno costante ed intenso, sia mentale che fisico. Durante la preparazione per la maratona di Berlino, preparata in piena estate, mi alzavo alle 4 del mattino della domenica per allenarmi sul lunghissimo di 30-35 km. Capitava spesso di veder rientrare i ragazzi dalle serate in discoteca. Io invece, correvo. 

Uscire con il buio, quando il mondo dorme e si riposa. E tu sei li, con il tuo credo permanente, con il tuo obiettivo, a sudare per conseguirlo. E non ti importa dei dolori, della sofferenza, della stanchezza. Sei tu e il tuo obiettivo.

All’inizio della preparazione, venendo comunque dal mondo della mezza maratona, la domanda che spesso mi ponevo era:  “Ma se riesco a fatica a fare una mezza maratona, come farò a fare gli altri 21 Km?”. Questa domanda, del senno di poi, mi ha fatto riflettere: in effetti, chi approccia la maratona per la prima volta inizia ad avere dubbi e perplessità sulla resistenza del proprio fisico. Un buon maratoneta deve maturare sotto due aspetti, quello fisico e quello mentale gestionale. Gestire il ritmo, dosare le energie fisiche e mentali, rimanere rilassati e non farsi prendere dalla tensione nervosa e dalla paura sono tutte doti di un podista maturo che ha imparato a correre non solo con le gambe ma anche con la testa e con il cuore. 

La corsa quindi come metafora individuale o di squadra? Entrambi. Si corre da soli, con se stessi con le proprie forze e i propri limiti, ma si corre anche insieme ad altri.

Come quando si lavora: ci sono momenti in cui è importante essere da soli, raccogliere le forze per andare avanti e stringere i denti, come ci sono momenti in cui la condivisione dell’entusiasmo o delle preoccupazioni facilitano il fare squadra, e stimolano l’auto aiuto.


Il correre, con le sue fatiche e le sue incertezze si può applicare a tutte le situazioni particolari della vita quindi, ma anche  ai nostri progetti.

Quando partiamo per una nuova iniziativa siamo pieni di idee, entusiasmo ed energia, ma ci manca la capacità decisionale; poi alla lunga sicuramente accumuliamo esperienza, impariamo come si fa, che si traduce sicuramente in capacità decisionale. Durante il percorso dobbiamo anche far fronte a momenti di stanchezza quando le risorse vengono meno: chi non si è mai trovato in situazioni in cui si fatica a trovare forze, soprattutto mentali, per chiudere i progetti?

Anche in azienda spesso ci sono difficoltà a chiudere i progetti e le difficoltà non sono solo di budget. Certamente se facciamo errori decisionali nelle fasi iniziali (stime errate, sottovalutazione dei rischi, scarso controllo sull’efficienza) potremmo trovarci con un budget troppo scarso verso le fasi finali. Ma queste situazioni si possono risolvere. La vera criticità è quando vengono a mancare le risorse mentali, perché a quel punto cala l’intensità di azione e la capacità decisionale. In chiusura di progetto le risorse mentali sono fondamentali.


Riuscire a correre una maratona, a raggiungere il traguardo, a conquistare la medaglia tanto desiderata, rende l’idea meglio di qualsiasi altra cosa, di come vada affrontata la vita. 


Irongabry


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di IronGabry
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